Dal 19 al 27 giugno 2021 Arte sul Serio ha avuto il piacere di organizzare la mostra personale di Gianpaolo Pasini “Istanti nel Legno” presso la corte di via Mazzini 78 ad Albino (Bergamo). L’esposizione, molto apprezzata da pubblico e critica, si è inserita nel palinsesto delle attività di Moroni 500, l’iniziativa promossa dal Comune di Albino e PromoSerio per celebrare il cinquecentenario del pittore rinascimentale albinese Giambattista Moroni.
La Biennale Giovani di Monza, giunta alla sua nona edizione, è stata inaugurata il 25 settembre e si concluderà il 12 dicembre. Ospita 30 giovani artisti provenienti da dieci Accademie d’Italia, ed è aperta al pubblico tutti i weekend nel Belvedere della Villa Reale, ovvero esattamente in mezzo al percorso dedicato e guidato della famosa Reggia.
In questo video parliamo de L’Escarpolette (chiamato anche Les hasards heureux de l’escarpolette), un’icona del movimento Rococò dipinto da Jean-Honoré Fragonard nel 1767, e ne analizziamo in un minuto tutti i dettagli inseriti, che riconducono al tema dell’infedeltà.
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Il 2020 è l’anno dei cambiamenti, la pandemia ha stravolto il nostro modo di vivere, sta compromettendo l’economia e ha messo in ginocchio tanti settori, in particolar modo ne stanno soffrrendo il mondo culturale e artistico. Ci si sposta poco, non ci sono fiere, concerti o grandi esposizioni, non si organizzano mostre. Tutto è fermo, rimandato.
In questa attesa, pesante, del rientro dell’emergenza sanitaria, nascono però delle nuove realtà, per reazione, che sfruttano il mondo digitale per affermarsi oltre il distanziamento sociale.
Oggi voglio parlarvi del fenomeno Occupy White Walls o OWW in breve, una piattaforma che ha il potenziale per aprire la strada ad un nuovo modo di condividere l’arte.
Che cos’è Occupy White Walls?
OWW è un videogioco in via sperimentale rivolto agli amanti dell’arte. Lo scopo è semplice: costruire la propria galleria d’arte digitale.
Il gioco è gratuito, lo si scarica dalla piattaforma steam, si parte da zero con uno spazio vuoto con due muri e si possono costruire un’infinità di sale, più o meno realistiche, e riempirle con le opere che si preferiscono. E’ possibile visitare altre gallerie, parlare con altri giocatori di arte, scambiarsi nomi di opere, far conoscere artisti ecc…
Il termine fotografia o Photography in inglese deriva dalle parole greche phos (“luce”) e graphis (“stilo”, “pennello”) o graphí, insieme significano “disegno con la luce”. La Light Painting Photography è una forma d’arte che sfrutta la luce per tracciare un disegno in una fotografia.
Questa tecnica può essere suddivisa in 3 categorie generali:
Light Drawing durante una lunga esposizione l’artista usa una sorgente luminosa per disegnare o creare un disegno all’interno della fotografia.
Pittura cinetica della luce per questa tecnica le luci nella scena rimangono generalmente stazionarie mentre la macchina fotografica stessa viene spostata durante una lunga esposizione per creare colore e design all’interno della fotografia.
Light Painting propriamente detto qui è dove l’artista utilizza sorgenti luminose portatili per illuminare selettivamente parti di una scena durante una fotografia a lunga esposizione.
La tecnica fu inventata da due ricercatori Étienne-Jules Marey e Georges Demeny nel 1889 con lo scopo di studiare il movimento umano e animale. Man Ray fu il primo artista a sperimentare questa tecnica nel 1935 con la serie di dipinti chiamata “Space writing”, ma non fu l’unico.
Dal 18 Gennaio al 7 Giugno 2020 nelle sale di Palazzo Martinengo, a Brescia, saranno esposti novanta capolavori attraverso un percorso espositivo suddiviso in otto sezioni tematiche, per riscoprire il ruolo centrale che la donna ha ricoperto nel corso della storia dell’arte italiana: da figura mitologica ad eroina biblica, da nobildonna e aristocratica a popolana.
Un rapporto, quello tra l’arte e il mondo femminile, che gli artisti hanno saputo indagare a fondo per restituirci – con opere di incantevole bellezza – tutte le sfumature della complessa figura della donna.
La mostra ospita capolavori di artisti quali Tiziano, Guercino, Pitocchetto, Appiani, Hayez, Corcos, Zandomeneghi e Boldini che permettono un viaggio dal Cinquecento alla Belle Époque. Vedi tuttigliartisti
La galleria sarà governata dal progresso artistico, dal riconoscimento dell’individualità artistica e dalla promozione di aspiranti singoli artisti. . . . La “Moderne Galerie” attirerà nella sua sfera di interesse tutto ciò che è fresco, potente, distinto, moderno nel migliore dei modi, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno un “nome” illustre.
Nel 1963 la Fondazione Solomon R. Guggenheim ricevette un importante dono di settanta opere d’arte da Justin K. Thannhauser, un commerciante d’arte ebreo tedesco. Le opere andarono a completare la collezione già presente alla Guggenheim, ampliando le epoche e i movimenti che erano rappresentati e permettendo all’istituzione di raccontare una storia più completa dell’arte moderna e delle sue origini. In particolare, la donazione aggiunse opere impressioniste e post-impressioniste del diciannovesimo secolo e oltre trenta opere di Pablo Picasso (1881-1973).
Figlio di Heinrich Thannhauser, un commerciante d’arte di Monaco, Justin era in stretti rapporti con Picasso, dal momento che la sua famiglia aveva organizzato una grande mostra dell’artista nel 1913. Justin divenne un importante canale per Picasso e promosse altri giganti dell’arte moderna.
Giunta alla sua 29° edizione, la Mostra Mercato di Bienno non cessa mai di stupire. Come tutti gli anni, noi associati di Arte sul Serio siamo presenti, come visitatori e come partecipanti, per diffondere la passione per il nostro lavoro creativo, per scoprire nuove realtà con cui condividere il nostro percorso artistico e per creare collegamenti preziosi tra le persone, le storie e idee.
Un’ambientazione magica
Aperta dal 24 agosto al 1 settembre 2019, la mostra si sviluppa tra i viottoli arroccati di Bienno, nel cuore della Val Camonica. Centinaia di Artisti e Artigiani emergono dai cortili e dalle cantine di pietra. I visitatori, si inerpicano e ridiscendono in un percorso di luci colorate – un ricordo di focolai – candele e ciotoli. Un’esplorazione che al calar del sole diventa quasi magica.
Durante la Belle Époque, Parigi rappresentava di fatto il cuore culturale dell’Europa ed era tappa obbligata per molti artisti.
Già dalla metà del XVII secolo, Parigi vantava la presenza di un”illuminazione stradale, grazie all’ordine di Luigi XIV di installare lanterne sulle strade principali per ridurre il tasso di criminalità durante la notte. Questo valse a Parigi il soprannome di “Città delle luci”.
Alla fine del XIX secolo, le candele vennero però sostituite dalla lampadina elettrica: nel 1870, a Parigi si contavano 20.766 lampioni, posti tra gli alberi dei viali o appollaiati accanto a panchine.
Nel 1877, quando Gustave Caillebotte dipingeva Paris Street: Rainy Day, i lampioni erano già diventati un elemento distintivo del paesaggio parigino, anche quando non servivano allo scopo pratico di illuminare la scena.
Le opere d’avanguardia di quel periodo mostrano chiaramente sia la gioia di vivere, sia l’ansia derivante da questa modernizzazione del paesaggio urbano.
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