Articolo di Federico Bianchi Pubblicato sul mensile “Paese Mio” – Giugno 2017
C’è una vetrinetta in via Mazzini, piccola, semplice, nata da poco.
Ci sono passato una sera, non tardi, davanti come tante altre volte con passo veloce come mia abitudine.
Qualcosa da quella vetrina mi ha richiamato indietro
Una ventata di nuovo, di personale, di non visto altrove, un gioco di colori di fantasia che nascono dalla voglia di coinvolgere, come in un abbraccio caldo.
Per un attimo ho chiuso gli occhi e fermato il tempo, mi sono lasciato trascinare in un breve sogno.
Mi sono ritrovato al paese dove ho vissuto per tanto, vicino al lago, le cui vie erano piene di queste vetrinette, ornate con opere realizzate dalla fantasia, dalla passione di chi le creava.
Le vie erano delle vetrine. Mi ricordo artigiani del rame, del ferro, artisti imbrattati di colori, quadri loro stessi in mezzo ai loro lavori
All’interno dei cortili si intravedevano opere in fase di realizzazione, artigiani, artisti al lavoro, passanti che chiedevano, partecipavano emotivamente
Ho sognato le vie di Albino cosi come in quel paese. Sono vie belle le vie di Albino
Ho aperto gli occhi ed ho visto una bella via, deserta, spenta, negozi chiusi sepolti nella loro storia.
Forse anche lei era più viva una volta. Il tempo ha cambiato molte cose, ha cambiato l’uomo.
Ci ha fatto chiudere i cortili rendere le vie deserte.
Forse è giusto così, non sono in grado di dire se giusto o no. IL tempo decide per noi
So solo che basta una vetrinetta come quella per farmi ritornare la voglia di camminare in una via dove l’artista uomo si manifesta in ogni angolo ed in tutti i modi a lui congeniali.
Articolo di Vittoria Guerini pubblicato sul mensile “Paese Mio” – Aprile 2017
Come rimanere impassibili di fronte ai colori, ai paesaggi, alle atmosfere delle opere del movimento impressionista? La languidità, la vivacità, l’equilibrio dipinto con tanta maestria sulle tele dagli artisti impressionisti rendono questi capolavori meravigliosi agli occhi di chiunque vi posi lo sguardo.
L’Impressionismo è stato il più importante movimento artistico dell’Ottocento che trae origine direttamente dal Realismo in quanto, come questo, si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana, la cui carica innovativa ha avuto un’eco profonda sulle generazioni successive di artisti europei, contribuendo in maniera determinante ad innescare il processo di trasformazione dell’arte che avrebbe portato alla genesi dell’arte moderna.
L’Impressionismo nasce e si sviluppa in Francia fra il 1867 e il 1880, ufficialmente il 15 Aprile 1874 a Parigi in occasione della “Mostra degli Artisti Indipendenti” tenutasi nello studio del fotografo Nadar. Organizzatori della mostra furono gli artisti stessi, tra cui Pissarro, Monet, Sisley, Degas, Renoir, Cezanne, esclusi, per l’ennesima volta, dalle manifestazioni ufficiali.
L’evento suscitò grande scalpore e sollevò critiche feroci, soprattutto quelle del pittore e critico Louis Leroy il quale, in un articolo apparso sulla rivista “Le Charivari” il 25 Aprile 1874, denigrava pesantemente le opere esposte. Bersaglio dei suoi strali fu il carattere di approssimazione e indeterminatezza delle pitture esposte, incarnato soprattutto dalla tela di Claude Monet“Impression, soleil levant” (1873). Proprio sul titolo dell’opera trasse spunto per il titolo dell’articolo, “Mostra degli Impressionisti”. Il termine, usato in termini dispregiativi da Leroy piacque talmente agli artisti che se ne appropriarono.
Claude Monet fu l’artista-guida del movimento impressionista e più d’ogni altro ne realizzò gli ideali. Egli era del tutto indifferente all’arte del passato ed ogni teoria estetica suscitava in lui un profondo senso di disgusto; ciò che lo stimolava, invece, era la memoria per le sensazioni visive, il “dipingere attingendo direttamente dalla natura e cercando di rendere pittoricamente le impressioni prodotte da effetti fugaci ed estemporanei”. Secondo Monet soltanto la luce poteva avere una funzione unificatrice della figura e del paesaggio, facendosi guidare dall’evidenza visiva egli notò che le ombre non sono nerastre ma colorate e che ogni oggetto muta d’intonazione a seconda della sua posizione nei confronti della luce. Monet si trovò ad utilizzare pigmenti più chiari e luminosi servendosi di colori puri, non impastati, e dei rispettivi complementari per cui scomparvero dalla tavolozza i bruni, le terre e il nero. Adottò una tecnica libera e morbida nella quale la pennellata non veniva mai assorbita in una superficie liscia e regolare, e il risultato appare appena abbozzato o incompiuto. Sulla fine del decennio 1870-80 l’Impressionismo era un movimento accolto e riconosciuto; autori importanti compirono con Monet tale rivoluzione tra i quali vanno ricordati Alfred Sisley, Frédéric Bazille, Turner, Constable e Auguste Renoir, pioniere di una pittura dai colori brillanti e luminosi. Quest’ultimo fin dalla metà degli anni ’60 si configura pienamente impressionista; la sua rappresentazione della realtà è creata dalla luce che compone immagini suggestive e di grande fascino attraverso le sue mille rifrazioni e i suoi riflessi, mentre i suoi nudi femminili, luminosi e di superba intensità, derivano dallo studio dei pittori del Cinquecento italiano.
A partire dal 1880 l’Impressionismo subisce una notevole evoluzione a partire dallo stesso Monet che si allontana dalle sue premesse per cercare emozioni più intense poste al di fuori della realtà naturale che si traducono in una pennellata più violenta, il soggetto scade d’importanza e non è che una cornice entro la quale si annotano le sensazioni suscitate dagli estemporanei effetti della luce.
Verso il 1880 si assiste ad una crisi nell’ambito dell’Impressionismo a causa del tramonto del naturalismo che si andava involgarendo assumendo un’intonazione materialista tipica del contesto storico-sociale dell’inizio del nuovo secolo, per cui si determinò una reazione post-impressionista che si valse di movimenti, talora in contrasto fra loro, come quelli proposti da Seurat, Gauguin e Van Gogh.
Se con Seurat l’Impressionismo si avviava ad una sorta di Simbolismo, Gauguin, fin dal 1885 si interessò al significato della linea, del colore e della forma, abbandonando ufficialmente l’Impressionismo condividendo tale posizione con l’amico e compagno Van Gogh che, nella sua prima produzione artistica cercò di trasmettere un messaggio d’amore e di carità cristiana esaltando l’umile dignità della povera gente. I colori utilizzati in questa fase artistica sono cupi, dalle tonalità basse, nati dalla convinzione che “ogni realtà fosse simbolica”. Nessuno aveva mai disegnato o dipinto con la stessa nervosa istintività; i suoi colpi di pennello hanno il potere di stabilire un immediato contatto emotivo con lo spettatore, il colore traduce in termini pittorici emozioni con ineguagliabile immediatezza: in questo modo di dipingere trovano radici e stimoli le nuove conquiste estetiche del XX secolo.
La vicenda dell’Impressionismo è come una cometa che attraversa la storia dell’arte rivoluzionando soprattutto la tecnica. Dura poco meno di venti anni: nel 1880 l’Impressionismo può già considerarsi un’esperienza chiusa. Esso, tuttavia, lascia un’eredità a cui fanno riferimento tutte le esperienze pittoriche successive; non è azzardato dire che è l’Impressionismo ad aprire la storia dell’arte contemporanea.
Sulla base di questa certezza Arte sul Serio non può mancare la visita alla mostra a Treviso il 30 Aprile 2017 “STORIE DELL’IMPRESSIONISMO – I grandi protagonisti da Monet a Renoir, da Van Gogh a Gauguin”.
L’esposizione è suddivisa in sei sezioni che consentono al visitatore di percorrere un cammino tra capolavori che hanno segnato una delle maggiori rivoluzioni nella storia dell’arte di tutti i tempi. Facendo ricorso a prestiti provenienti da alcuni tra i principali musei del mondo, ma anche da collezioni private, la mostra risulta essere un’occasione unica di approfondimento e di scoperta di una bellezza sconosciuta.
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